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Il vino a Ostuni

Ostuni è una famosa cittadina della Puglia che segna il confine tra le Murge e la Pianura Salentina, una sorta di zona di transito tra due culture affacciata sul mare, che ha visto nella sua storia numerosi cambiamenti. Queste zone furono tra le prime, con la Calabria e la Sicilia, a vedere l'arrivo dei coloni greci nel VIII secolo avanti Cristo, e delle loro uve importate per iniziare la nostra penisola ad una delle coltivazioni più importanti della storia, quella delle uve per la vinificazione.

Qui siamo geograficamente nella Bassa Murgia, dove termina quella che è considerata la spina dorsale di questa splendida e ricca regione. L'importanza delle Murge nella coltivazione della vite risiede nella sua natura calcarea, un materiale che viene ritenuto fondamentale per la buona qualità e l'invecchiamento dei vini.

La vitis vinifera infatti, al contrario della sua sorella americana, non solo sopporta bene il calcare, di cui tutta l'Europa è ricca, essendo in moltissime aree frutto dell'emersione dei fondali marini primitivi, ma ne trae numerosi vantaggi per fornire la giusta acidità ai vini, essenziale per la buona riuscita della bevanda più amata dai nostri concittadini.

Ostuni si trova proprio alla fine di questo bastione di calcare rappresentato dalle Murge, e il suo vino, in via di miglioramento, sfrutta la natura rocciosa del territorio per nutrire le uve e fornire buone qualità organolettiche.

Il clima di Ostuni, caldo e secco, protegge le uve nella maturazione da tutti quei disagi, come il marciume, che possono danneggiarla, mentre l'irrigazione è garantita dalle numerose fonti sotterranee caratteristiche della natura carsica del territorio, con laghi e torrenti che scorrono copiosi sotto il suolo.

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Le Terre Rosse

La zona di Ostuni è caratterizzata dalle Terre Rosse, una vasta area in cui alcuni elementi che non possono miscelarsi al calcare (insolubili), come l’ossido di ferro, affiorano per conferire un colore rosso appunto, tipico di questo minerale, che l'erosione ha sbriciolato in polvere. Questo tipo di minerale deriva dalla disgregazione delle originali rocce calcaree, in cui era presente oltre al ferro anche l'argilla e numerosi elementi impuri, tutti non solubili al calcare.

La loro origine viene fatta risalire a quella delle Murge, ovvero a circa 30 milioni di anni fa, e il loro apporto alle uve rende i vini carichi in colore e profumi.

Su queste terre caratteristiche vengono coltivate numerose uve, sia bianche, per lo più destinate al consumo da tavola, che rosse, caratteristiche dei vini della zona.

È qui che viene coltivato l'Ottavianello, un adattamento della vite francese Cinsault, che ha trovato in quest'area un ottima terra d'adozione dove potersi esprimere al meglio, tanto da conquistare una sua denominazione di origine.

Questa varietà somiglia molto anche alla Grenache, altra uva francese ma di probabile origine spagnola. L'Ottavianello ha trovato grande fortuna nella zona anche grazie alla sua grande resistenza a fenomeni siccitosi, caratteristici della Puglia così povera di acqua di superficie, anche se poi presente nel sottosuolo. Nei periodi passati i viticoltori della regione usavano produrre vini in grande quantità, più che altro per i tagli e la distillazione, senza badare troppo alla qualità. Il vitigno Ottavianello ha molto risentito di questa tendenza in quanto necessita di una forte limitazione delle rese per dare il meglio.

Con la nuova tendenza delle denominazioni di origine controllata degli ultimi decenni, l'Ottavianello ha giovato di rese minori, migliorando di molto la sua vinificazione, anche se la qualità migliore si ottiene con produzioni entro i 40 ettolitri per ettaro, quantità molto bassa che non tutti i viticoltori possono permettersi.

Chi riesce però ad imporsi sul mercato con queste rese così basse, riesce a commerciare un vino speciale, con ottimi profumi terziari, fino alla vernice, mentre chi supera questo limite riesce comunque a vinificare vini morbidi con eleganti invecchiamenti. In particolare l'Ottavianello viene vinificato come rosato. Una controindicazione nella regione è rappresentata dalla presenza di argilla che favorisce il marciume, di cui il vitigno soffre.

Insieme all'Ottavianello, vengono prodotti vini dal Malvasia Nera, dal Negramaro, dal Sussumaniello e dal Notar Domenico, vitigno quest'ultimo, raro e coltivato solo nella zona di Ostuni.


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ostuni: I vini

I vini sotto questa denominazione sfruttano il decreto ministeriale del 13 gennaio 1972 che consente di produrre rossi nei comuni di Ostuni, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino, Latiano, Ceglie, Messapico e Brindisi.

L'Ottavianello è il vitigno principe della denominazione e la legge obbliga ad utilizzarlo per almeno l'85% nella vinificazione insieme agli altri prima menzionati.

La legge consente produzioni fino ad un massimo di 11 tonnellate per ettaro in modo da favorire la qualita.

I vini hanno bei colori tenui, cerasuolo, e sono molto profumati, da provare con la carne bianca o anche l'agnello al forno. Perfetti anche per gli antipasti e le minestre.



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