piemonte








Il Piemonte vitivinicolo

Il Piemonte è la regione storica italiana del vino rosso, con la Toscana. A differenza della prima, e di altre regioni oggi molto importanti come il Veneto o la Sicilia solo per citare due esempi classici, il Piemonte è stata la prima regione italiana a porsi all'attenzione internazionale per i suoi vini, grazie in particolare al Barolo e alla sua uva Nebbiolo, nell'era della moderna enologia.

Certamente l'Italia non avrebbe avuto bisogno di presentazioni, visto che è stato il paese protagonista della diffusione viticola in tutta Europa grazie ai Romani prima, e alla chiesa dopo la caduta dell'Impero. Ma sicuramente il nostro paese perse poi il primato con il proseguo dei secoli e in particolare con l'avvento del mercantilismo anglosassone che spostò i traffici commerciali rinascimentali dall'Italia, fino ad allora fulcro del commercio, all'Europa del nord. I mercanti che prima viaggiavano prevalentemente via terra, cambiarono totalmente protagonisti e le rotte divennero per la maggior parte marittimi, con porti di destinazione Amsterdam e Londra. La ricchezza si trasferì a nord, e con essa i banchieri, principali finanziatori delle spedizioni commerciali marittime, spodestando Venezia che fino al Seicento circa fu l'incontrastato centro di riferimento per tutto il Vecchio Continente.

Nell'arco di tre secoli quindi la maggior parte dei traffici avevano come destinazione l'Inghilterra, e questo cambiò non solo i rapporti di forza tra le nazioni, ma anche i gusti enologici, il tipo di richiesta dei vini e anche le “piazze” da dove proveniva l'offerta migliore economicamente, con la Francia avvantaggiata grazie alla sua estrema vicinanza all'isola britannica. Anche altri paesi come il Portogallo furono notevolmente avvantaggiati, rispetto alla nostra nazione da sempre produttrice e fornitrice di vini di alta qualità. Così fu che regioni fornitrici di prodotti piuttosto scialbi e scadenti, come la Champagne francese e il Duoro portoghese, divennero i maggiori fornitori di quello che ormai era il mercato più importante al mondo, quello londinese. Chiaramente questo migliorò notevolmente, nell'arco di un secolo, i vini prodotti in queste regioni, tanto che oggi il Porto e lo Champagne sono tra i prodotti migliori a livello mondiale. Ma questo si tradusse anche in un abbassamento della qualità italiana, che non poteva più contare sulle forti vendite e subì un periodo di declino di un paio di secoli. Unica eccezione forse il Piemonte e il suo Barolo, poi seguito dalla Toscana di fine Ottocento, inizi Novecento, che vide i viticoltori e i produttori comunque impegnarsi per fornire almeno una piccola percentuale di vini di qualità. Il punto di svolta per la produzione di Barolo avvenne quando si iniziarono le sperimentazioni di affinamento in botti più piccole rispetto alle classiche bordolesi utilizzate fino a quel momento. Questo vino, prodotto fin dai tempi antichi, migliorò ancor di più imponendosi definitivamente a livello internazionale insieme ai grandi francesi, più economici perché più vicini a Londra, in un periodo in cui i grandi viaggi rappresentavano un costo molto importante nel prezzo delle merci.

Il Barolo ebbe anche il merito di riportare l'attenzione all'Italia vinicola, che a partire dalla fine degli anni 50 del Novecento decise finalmente di approvare una legislazione a difesa dei propri vini con l'istituzione delle denominazioni d'origine sullo stile francese, vera carta in più per le produzioni di qualità garantite. Il Piemonte fu il primo a giovarsi di questa nuova realtà italiana, tanto che oggi è la regione con il maggior numero di denominazioni, ben 54 tra DOC e DOCG.

Tutta l'enologia piemontese ha avuto grande risalto grazie al Barolo, facendosi apprezzare anche per le altre vinificazioni.

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Il vino rosso nel Piemonte

vino rossoPiemonte e vino rosso sono due termini strettamente legati fra loro, un connubio irresistibile dal punto di vista qualitativo famoso in tutto il mondo e oggi affiancato anche dalla Toscana e dal Veneto per fama internazionale. Non è solo il Barolo a rappresentare la regione, ma anche il Barbera, le Langhe, il Monferrato, il Gattinara, il Dolcetto, il Grignolino e molte altre denominazioni di qualità.

Si tratta di vitigni molto importanti, ben adattati al freddo clima della regione e alla sua terra alluvionale e collinare che rappresenta l'inizio della Pianura Padana.

Le colline sono un misto di argilla e scisti granitiche, provenienti dalla formazione delle Alpi. Anche la presenza di calcare è molto consistente, data dal fatto che anticamente la Pianura Padana era il fondo di un antico mare, che con il sollevamento dovuto allo scontro tra la placca euroasiatica e la placca africana, ha portato con se milioni di forme di vita che basano sul calcio la loro struttura, come le conchiglie.

Questo tipo di territorio arricchisce gli aromi dei vitigni, conferendo loro gli elementi primari che vengono poi riversati nella vinificazione e che danno luogo a splendidi e complessi prodotti.


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Il Barolo

baroloIl Barolo è senza dubbio il re del Piemonte e dell'intera enologia italiana. Prodotto con il Nebbiolo, un uva antica e radicata da millenni nel territorio, talmente identificata con esso che le varie prove di coltivazione, poche a dire la verità, al di fuori del territorio piemontese, hanno dato risultati inconcludenti rispetto alla grande vinificazione che si ottiene nella regione natia. Qui il vitigno ha trovato sulle fredde colline, prevalentemente argillose e calcaree, il suo ambiente naturale da millenni. Tratto identitario indiscusso, questo vino gode di una sua protezione legale ben prima dell'istituzione delle denominazioni d'origine, quando il 31 agosto del 1933 ne venne delimitata la zona di produzione per cui si sarebbe potuto menzionare la parola Barolo in etichetta.

Questo vino, prevalentemente invecchiato, ha colori granata affascinanti, con una gamma olfattiva complessa e aristocratica, dove esprime un'ampia gamma di profumi a partire da quella dei frutti rossi maturi accompagnata dalle floreali viola e garofano. Naturalmente il naso prosegue e si completa con aromi terziari e speziati. Il suolo fornisce una forte acidità, fonte di longevità e tannini da levigare con l'affinamento in botte e l'invecchiamento in bottiglia. Come detto, alla metà dell'Ottocento si ebbe il punto di svolta per questo vino, con l'interesse anche dell'allora Re Carlo Alberto. Naturalmente gli abbinamenti sono con le grandi carni della regione, brasati in particolare, fino a giungere alla pura meditazione.


Il Grignolino

grignolino Il Grignolino è un vino ottenuto dall'omonimo vitigno originario della regione che sta affascinando molti appassionati a livello mondiale, grazie ad un'ottima qualità. Viene prodotto in particolare nell'Astigiano e nel Monferrato e a volte tagliato con del Barbera o del Freisa, ma è in purezza che offre il meglio di se. La sua vinificazione è molto antica e accertata già nel Medioevo, quando veniva chiamato Barbesino. Il nome Grignolino invece sembra riferirsi al dialettale della zona di Asti gragnola con cui vengono identificati i semi di cui gli acini sono molto ricchi. A differenza del Nebbiolo la sua coltivazione richiede terreni ben drenati, possibilmente da sabbia, e asciutti. Il vino che se ne ricava è poco ma di indubbia qualità, con bei colori arancio e una gamma olfattiva completa. I profumi sono tipicamente alpini con un bel corollario di fiori accompagnati da humus, aromi di bosco e in particolare di felce. Il palato è poco alcolico, non arrivando a superare i 12% vol., ma comunque l'apporto acido e tannico è sufficiente per una buona struttura e una bella longevità, tanto che se non affinato può risultare troppo duro.


Il Barbera

barberaIl Barbera è l'altro grande protagonista della regione, un uva molto apprezzata che riesce a dare vini di grande fattura. Sono infatti molte le denominazioni che sfruttano questo vitigno, con in particolare il Barbera d'Alba DOC, il più rinomato e probabilmente la migliore espressione enologica di quest'uva. I vini che se ne ricavano, eccellenti quando ottenuti da rese contenute, possono esprimere delle intese e delineate profumazioni, dove la vaniglia e la prugna che si evolvono profondamente con l'affinamento fino ad ottenere una notevole eleganza. Tipico dell'Astigiano e dell'Alessandrino, il Barbera è inoltre un ottima uva da assemblaggio, trovandosi in accordo con gli altri principali vitigni regionali, anche in vinificazioni più fresche come quella frizzante. Il Barbera è forse l'unico vitigno che riesce ad uscire dal Piemonte lasciando inalterate le sue qualità. Anche se poco diffuso infatti, trova alcune coltivazioni anche nel centro e nel sud Italia, dove viene vinificato in Campania, nella Puglia, in qualche piccola area siciliana, laziale, toscana e umbra.


piemonte: Il Dolcetto

dolcettoIl Dolcetto è un'altra storica uva piemontese, che in passato fu anche protagonista degli scambi commerciali con la vicina Liguria come sorta di moneta utilizzata anche a livello locale tra gli stessi contadini e pastori. La sua facile coltivazione viene controbilanciata da problematiche di vinificazione a causa di un apporto acido troppo basso. Il Dolcetto forn9isce comunque vini molto colorati e aromatici, grazie ad un contenuto in pigmenti e altri elementi presenti nelle bucce, notevole. Addirittura le vinificazioni devono essere molto rapide, in quanto questi elementi e i tannini potrebbero risultare eccessivamente pungenti e rendere il vino poco appetibile. I colori che vengono determinati dai pigmenti sono carichi, di un rubino denso tendente al viola. Nonostante la bassa acidità comunque i produttori riescono a vinificare prodotti freschi e giovanili, ma anche vini dal discreto invecchiamento, fino agli 8 anni. Gli aromi e i gusti sono generalmente fruttati con un pizzico d'amertume fornito dagli elementi. Ottimi gli abbinamenti con la selvaggina e le carni classiche piemontesi. Naturalmente anche il Dolcetto è presente in molti disciplinari DOC piemontesi.



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