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Piemonte e vino rosso sono due termini strettamente legati fra loro, un connubio irresistibile dal punto di vista qualitativo famoso in tutto il mondo e oggi affiancato anche dalla Toscana e dal Veneto per fama internazionale. Non è solo il Barolo a rappresentare la regione, ma anche il Barbera, le Langhe, il Monferrato, il Gattinara, il Dolcetto, il Grignolino e molte altre denominazioni di qualità.
Si tratta di vitigni molto importanti, ben adattati al freddo clima della regione e alla sua terra alluvionale e collinare che rappresenta l'inizio della Pianura Padana.Le colline sono un misto di argilla e scisti granitiche, provenienti dalla formazione delle Alpi. Anche la presenza di calcare è molto consistente, data dal fatto che anticamente la Pianura Padana era il fondo di un antico mare, che con il sollevamento dovuto allo scontro tra la placca euroasiatica e la placca africana, ha portato con se milioni di forme di vita che basano sul calcio la loro struttura, come le conchiglie.Questo tipo di territorio arricchisce gli aromi dei vitigni, conferendo loro gli elementi primari che vengono poi riversati nella vinificazione e che danno luogo a splendidi e complessi prodotti. Galluccio stemma stemma di famiglia, nome e storia – celebrazione scroll 11 x 17 ritratto – Origine Italia Prezzo: in offerta su Amazon a: 28,24€ |
Il Barolo è senza dubbio il re del Piemonte e dell'intera enologia italiana. Prodotto con il Nebbiolo, un uva antica e radicata da millenni nel territorio, talmente identificata con esso che le varie prove di coltivazione, poche a dire la verità, al di fuori del territorio piemontese, hanno dato risultati inconcludenti rispetto alla grande vinificazione che si ottiene nella regione natia. Qui il vitigno ha trovato sulle fredde colline, prevalentemente argillose e calcaree, il suo ambiente naturale da millenni. Tratto identitario indiscusso, questo vino gode di una sua protezione legale ben prima dell'istituzione delle denominazioni d'origine, quando il 31 agosto del 1933 ne venne delimitata la zona di produzione per cui si sarebbe potuto menzionare la parola Barolo in etichetta.
Questo vino, prevalentemente invecchiato, ha colori granata affascinanti, con una gamma olfattiva complessa e aristocratica, dove esprime un'ampia gamma di profumi a partire da quella dei frutti rossi maturi accompagnata dalle floreali viola e garofano. Naturalmente il naso prosegue e si completa con aromi terziari e speziati. Il suolo fornisce una forte acidità, fonte di longevità e tannini da levigare con l'affinamento in botte e l'invecchiamento in bottiglia. Come detto, alla metà dell'Ottocento si ebbe il punto di svolta per questo vino, con l'interesse anche dell'allora Re Carlo Alberto. Naturalmente gli abbinamenti sono con le grandi carni della regione, brasati in particolare, fino a giungere alla pura meditazione.Il Grignolino è un vino ottenuto dall'omonimo vitigno originario della regione che sta affascinando molti appassionati a livello mondiale, grazie ad un'ottima qualità. Viene prodotto in particolare nell'Astigiano e nel Monferrato e a volte tagliato con del Barbera o del Freisa, ma è in purezza che offre il meglio di se. La sua vinificazione è molto antica e accertata già nel Medioevo, quando veniva chiamato Barbesino. Il nome Grignolino invece sembra riferirsi al dialettale della zona di Asti gragnola con cui vengono identificati i semi di cui gli acini sono molto ricchi. A differenza del Nebbiolo la sua coltivazione richiede terreni ben drenati, possibilmente da sabbia, e asciutti. Il vino che se ne ricava è poco ma di indubbia qualità, con bei colori arancio e una gamma olfattiva completa. I profumi sono tipicamente alpini con un bel corollario di fiori accompagnati da humus, aromi di bosco e in particolare di felce. Il palato è poco alcolico, non arrivando a superare i 12% vol., ma comunque l'apporto acido e tannico è sufficiente per una buona struttura e una bella longevità, tanto che se non affinato può risultare troppo duro.
Il Barbera è l'altro grande protagonista della regione, un uva molto apprezzata che riesce a dare vini di grande fattura. Sono infatti molte le denominazioni che sfruttano questo vitigno, con in particolare il Barbera d'Alba DOC, il più rinomato e probabilmente la migliore espressione enologica di quest'uva. I vini che se ne ricavano, eccellenti quando ottenuti da rese contenute, possono esprimere delle intese e delineate profumazioni, dove la vaniglia e la prugna che si evolvono profondamente con l'affinamento fino ad ottenere una notevole eleganza. Tipico dell'Astigiano e dell'Alessandrino, il Barbera è inoltre un ottima uva da assemblaggio, trovandosi in accordo con gli altri principali vitigni regionali, anche in vinificazioni più fresche come quella frizzante. Il Barbera è forse l'unico vitigno che riesce ad uscire dal Piemonte lasciando inalterate le sue qualità. Anche se poco diffuso infatti, trova alcune coltivazioni anche nel centro e nel sud Italia, dove viene vinificato in Campania, nella Puglia, in qualche piccola area siciliana, laziale, toscana e umbra.
Il Dolcetto è un'altra storica uva piemontese, che in passato fu anche protagonista degli scambi commerciali con la vicina Liguria come sorta di moneta utilizzata anche a livello locale tra gli stessi contadini e pastori. La sua facile coltivazione viene controbilanciata da problematiche di vinificazione a causa di un apporto acido troppo basso. Il Dolcetto forn9isce comunque vini molto colorati e aromatici, grazie ad un contenuto in pigmenti e altri elementi presenti nelle bucce, notevole. Addirittura le vinificazioni devono essere molto rapide, in quanto questi elementi e i tannini potrebbero risultare eccessivamente pungenti e rendere il vino poco appetibile. I colori che vengono determinati dai pigmenti sono carichi, di un rubino denso tendente al viola. Nonostante la bassa acidità comunque i produttori riescono a vinificare prodotti freschi e giovanili, ma anche vini dal discreto invecchiamento, fino agli 8 anni. Gli aromi e i gusti sono generalmente fruttati con un pizzico d'amertume fornito dagli elementi. Ottimi gli abbinamenti con la selvaggina e le carni classiche piemontesi. Naturalmente anche il Dolcetto è presente in molti disciplinari DOC piemontesi.
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