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Lo Sciacca Doc può vantare già una ventina di anni di storia, ma finora non è riuscito ad emergere nel panorama vitivinicolo nazionale. L'approvazione del disciplinare che ha istituito questa Doc è del 5 giugno del 1998. Con il decreto ministeriale si è avviata la produzione di vini rossi e bianchi difesi dalla legge, con il nome di Sciacca, per le produzioni nei territori comunali di Sciacca e Caltabellotta, entrambi in provincia di Agrigento. Il disciplinare autorizza, per i vini rossi, l'utilizzo del Cabernet Sauvignon, del Sangiovese, del Merlot e dell'autoctono Nero d'Avola. Questi vitigni devono essere presenti nel vino per un minimo del 70%, in assemblaggio, a all'85% come monovitigno. L'altro 30 per cento può essere composto dalle uve coltivate in tutta la provincia agrigentina.
Per produrre vini di qualità, si sono limitate le rese delle uve a 12 tonnellate per ettaro, ma spesso i viticoltori cercano di renderle ancora più stringenti, per ottenere vini corposi, che per legge devono avere un contenuto alcolico minimo dell'11%. Secondo il disciplinare, si possono produrre sia il rosso generico che i vari monovitigno, fino al Rosso Riserva. Si hanno così anche lo Sciacca Merlot, Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola, e il Sangiovese e lo Sciacca rosso riserva.I vini che vengono prodotti sotto la denominazione Sciacca, variano nelle caratteristiche a seconda dell'assemblaggio e del vitigno. Generalmente sono vini potenti e profumati, di colore rubino. Vinosi, e fruttati, esprimono anche profumi di sottobosco e toni animali. Il palato è astringente, dotato di tannini e di medio corpo. Dovranno essere migliorati, per essere resi più potenti e persistenti, ma sonno già degli ottimi vini per gli arrosti, per il capretto e per la pasta con diversi legumi. I vari monovitigni creano delle variazioni di tema, così come il Rosso Riserva, che attenua il suo colore rubino sui toni granata. Ottimi profumi profondi, con una bocca ben vellutata, questo vino è perfetto per la carne rossa e la selvaggina, ma anche con qualche primo primo piatto complesso. Il Cabernet Sauvignon si sviluppa attorno a profumi erbacei, da proporre al coniglio in agrodolce, agli arrosti di vitello o alla carne in umido e agli insaccati. Il Nero d’Avola, oggi reso meno spigoloso, è un vino pieno, ma dal profumo delicato, con abbinamenti classici, come i formaggi maturi, insaccati e carne rossa, ma anche con la pasta al ragù di carne. Il Merlot si esprime con toni vinosi, e una certa morbidezza per accompagnare la pasta al forno e le grigliate miste. Con i formaggi va d'accordo se non troppo maturi. Il Sangiovese un naso classico, ma non esprime la potenza nota in Toscana. Si affianca quindi alla carne bianca e ai primi non strutturati.La piccola zona di produzione non ha ancora espresso aziende di grande rango e potenza commerciale, e dunque lo Sciacca vede una miriade di piccole produzioni, che vanno testate annualmente con viaggi nella regione e assaggi puntuali. Lo Sciacca non è ancora sbarcato al di fuori della Sicilia, ma potrete gustarlo alla Sagra di Montevago oppure in una delle numerose feste di paese, specialmente quelle di Carnevale che si tiene proprio a Sciacca. Un modo per divertirsi ma anche di assaggiare la produzione locale, non solo vinicola, per comprendere meglio le potenzialità della Doc di Sciacca.
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