elba
La coltivazione vinicola nell'isola d'Elba ha origini molto antiche, tanto che gli scrittori latini la definivano l'isola del buon vino, anche se la vinificazione non era la sua attrattiva principale, in antichità come fino agli anni 80 del Novecento. L'isola infatti fu appetibile per numerosi popoli in quanto principale area di produzione del ferro in Europa. Terra di conquista, vide prima i Fenici, poi i Tirreni (poi Etruschi) e infine i Romani sfruttare le riserve minerarie presenti, per poi divenire un punto di riferimento anche nei secoli successivi, fino a quando circa 30 anni fa, l'estrazione fu interrotta in quanto non più economicamente vantaggiosa rispetto ad altre aree del pianeta come il Sud America in particolare. Questa estrazione fece si che il territorio fosse modellato esteticamente e dal punto di vista toponomastico dagli scarti della lavorazione dei minerali, almeno fino a qualche hanno fa. Oggi i litorali e molte altre zone sono stati ripuliti da queste sedimentazioni di lavorazioni, e l'isola sta assumendo un aspetto meno brullo e ferroso per lasciare il posto a un aspetto più naturale. Chi avesse visitato l'isola cinquanta anni fa troverebbe sicuramente delle grandi difficoltà nel riconoscerla. Comunque nelle aree non interessate dalla lavorazione dei minerali, il paesaggio era quello dei vigneti, situati sulla colline a 300 metri di quota, disposti su terrazzamenti. La zona dell'isola più interessata dalle coltivazioni è quella del comune di Marciano. I vigneti hanno subito purtroppo una contrazione nelle estensioni a favore del turismo, che ha sostituito i posti di lavoro persi con l'estrazione mineraria. Oggi infatti sono solo 350 gli ettari coltivati, di cui 125 sotto la protezione legale delle denominazioni DOC.
La geologia dell'isola vede una forte presenza di graniti, quarzi, ma sopratutto materiali ferrosi, come la piriti ed altri, che arricchiscono le bucce di polifenoli. Nonostante la forte riduzione dell'importanza dei vini dell'isola, i pochi produttori si sono riuniti in un Consorzio di Tutela del vino dell'Elba, riconosciuto nel 1992, per difendere la tradizione vinicola dell'isola. Oggi il 70% del vino DOC prodotto viene protetto dal Consorzio, che sta via via aumentando sia la produzione che i partecipanti. Il Consorzio si avvale di iniziative che tendono a unire le esigenze turistiche con la tradizione eno-gastronomica dell'isola, come ad esempio il classico “Itinerario Elba delle strade del vino”, volto rispettare la natura dell'isola ma allo stesso tempo anche lo sfruttamento economico.

L'uva principale per la produzione dei vini rossi sull'isola è il Sangiovese, l'antico vitigno a bacca rossa autoctono della Toscana. Conosciuto già dagli Etruschi con il nome di Sangue di Giove, anche se per i Romani questo termine indicava un vino romagnolo, prodotto nell'area del Monte Giove sul Rubicone. Il Sangiovese e la Toscana sono un sinonimo indissolubile e la leggi a sua tutela vennero scritte già nel 1716 dai Medici. Il vitigno si divide in due cloni principali, il Sangiovese Grosso e il Sangiovese Piccolo, le cui caratteristiche dipendono essenzialmente dalla grandezza del grappolo. Il Grosso è quello più sfruttato, in quanto migliore e più produttivo. Ha molta vigoria e adattabilità ai diversi ambienti, ricordando che i risultati migliori si ottengono nei terreni ad alto contenuto di calcare e poco fertili. Preferisce comunque anche il caldo, la buona esposizione e la ventilazione, in quanto soffre un pochino l'umidità. Paradossalmente una maturazione eccessiva ne aumenta l'acidità. Non ha un sistema di allevamento specifico, basta che questo garantisca la ventilazione del grappolo, per scongiurare problemi con le crittogame, il marciume e la botrite. Ha produzione alta e regolare, da mantenere entro certi limiti.
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L'isola d'Elba produce vini sotto la denominazione di origine controllata Elba e non, quasi sempre con almeno il 60% di Sangiovese, mentre il restante è affidato ad altre uve rosse che sono parte dell'albo toscano. Per il disciplinare si può aggiungere anche un 10%, di uve bianche.
I vini della denominazione Elba Rosso hanno un colore rosso rubino, sfumato al granato quando lo si invecchia. Al naso si presentano eleganti, con una gamma olfattiva fruttata, mentre al palato risultano secchi e mediamente persistenti. Per quel che riguarda l'alcol, questo raggiunge una gradazione minima di 11,5 gradi, che aumentano a seconda del produttore. I vini si abbinano bene con la cucina locale, in particolare con i primi al sugo, ma quando leggeri e delicati si possono abbinare anche a zuppe di pesce o verdure, o altresì a carni grigliate, senza aromatizzanti.
Viene vinificata anche la tipologia Riserva, che prevede un invecchiamento minimo di due anni, di cui il primo in legno. Qui gli abbinamenti si fanno più strutturati, con arrosti di carne aromatici, selvaggina oppure formaggi di lunga stagionatura.
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