marsala








La storia

La storia del Marsala è per molti versi legata all'Inghilterra, agli Sherry e al Porto, in quanto vi sono delle vicissitudini comuni tra questi vini e il paese anglosassone. Le motivazioni risalgono già al Cinquecento, quando l'Inghilterra iniziò a commerciare con regolarità con la sua marina mercantile per dominare nel corso di pochi decenni la scena internazionale. I mercanti inglesi, partendo dai porti della madrepatria, erano sempre alla ricerca di vini molto appetiti dal loro mercato interno, e diedero vita così a dei traffici su questo prodotto che non erano conosciuti dai tempi dei Romani. Il vino abbandonò così il suo aspetto locale dove era caduto dopo la fine dell'impero e tornò ad essere un fenomeno europeo ed internazionale. In particolare il Marsala si trovava all'ultima tappa di un viaggio che vedeva le navi fare scalo prima ad Oporto, in Portogallo, quindi a Jerez de la Fronteira, in Spagna, ed infine in Sicilia. Le similitudini con gli altri due vini si devono al fatto che questi mercanti inglesi cercavano vini piuttosto forti, la cui gradazione alcolica fosse maggiorata rispetto quella dei vini “normali”, e quindi venivano applicate varie tecniche di fortificazione, come l'aggiunta di brandy per il Porto, o la tecnica del Solera per gli altri due, ovvero vini liquorosi. L'Inghilterra divenne in breve tempo la maggiore importatrice di vini in Europa, primato che si vedrà sottratto solo dopo la seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti. Il Marsala fu quindi, dopo la caduta dell'impero romano, il primo vino italiano a diventare una star internazionale, tanto che il suo commercio puo essere datato di secoli. Basti pensare che la cantina più antica oggi ancora funzionante, quella di Vincenzo Florio, fu fondata nel 1833.

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Le uve del Marsala bianco

Nella provincia di Trapani si vinifica il Marsala sia bianco che rosso, anche se quest'ultimo resta il più consumato e conosciuto. Nella produzione del Marsala bianco vengono utilizzate le di quattro vitigni autoctoni siciliani, il Catarratto, il Grillo, il Damaschino e l'Inzolia, il corrispondente dell'Ansonica toscano. Solo il Damaschino sembra essere caduto in disuso, mentre gli altri continuano ad essere impiegati regolarmente. Ognuno aggiunge le sue caratteristiche al vino, che queste siano organolettiche o di struttura. Il Grillo ad esempio aggiunge aromi citrini che possono divenire anche terrosi, e pienezza di corpo, per regalare astringenza quando le uve hanno supportato delle stagioni particolarmente fredde.

Il Catarratto è invece l'uva bianca da vino più coltivata in Sicilia, in particolare nel Trapanese, ed è il vitigno più importante nella produzione del Marsala, che però vede l'Inzolia affermarsi sempre di più. Il Cataratto comunque, una volta usato solo per il taglio, oggi viene sempre più spesso vinificato in purezza in altri vini, dove apporta una buona acidità.

L'Inzolia invece apporta una grande aromaticità, fornendo aromi alle noci e alle mandorle. Il Damaschino, oramai abbandonato per il Catarratto, soffre la filossera ed è molto neutro.


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Il Marsala bianco

La denominazione di origine controllata Marsala venne creata per decreto ministeriale il 28 maggio 1987 da un precedente decreto del 1969, per produrre vino liquoroso in un'area della provincia di Trapani. Una volta effettuata la vinificazione il vino viene fortificato con dell'addizione di alcol, per poi essere diviso in varie tipologie, che prevedono la produzione del tipo Oro e Ambra, a loro volta divise nelle tipologie Fine, Superiore, Superiore riserva, Vergine o Soleras, Vergine riserva o Soleras riserva o Vergine stravecchio o Soleras stravecchio. Poi vi sono delle suddivisioni in secco, semi-secco e dolce dipendentemente della concentrazione zuccherina. I vini del Marsala sono molto reputati, tanto da risultare nelle prime quattro posizioni al mondo come vini da dessert al mondo, ma nelle sue versioni secche viene abbinato anche con la carne elaborata o il pesce. È anche un fantastico vino da meditazione. Tutti i Marsala devono avere come minimo 18% vol.


marsala: Alcuni Marsala bianchi

Naturalmente per citare alcuni vini si parte dalla storica Cantina Florio, presente a Marsala fin dall'Ottocento e ancora la più conosciuta per questo vino. Produce numerosi Marsala che vedono unirsi a quasi tutti i pasti, a cominciare dagli antipasti di mare ma anche di terra, fino alla fine.

Produce un ottimo Marsala Vergine Baglio Florio, invecchiato per molto tempo, 15 anni, e prodotto dal solo Grillo. Il colore è un bel ambrato venato di oro antico, con aromi di frutta secca e mallo di noce, vaniglia, timo e iodio. Palato morbido, gran corpo e struttura con chiusura molto persistente. Ottimo con il pecorino di fossa o in meditazione. Poi c'è il Marsala Vergine Terre Arse con il Grillo in purezza, oro antico. Ancora mallo di noce, spezie, erbe aromatiche e profumi salmasttri. Bocca equilibrata tra il secco e il sapido, perfetta per la bottarga di tonn.

Poi ci sono le Cantine Mothia con il The Thousand giallo ambrato e profumi alla mela cotogna, tabacco, miele e mandorle tostate, con finale alla liquirizia e caramello. Sapido e dotato di alcol, va con la pasticceria secca di mandorle.



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