etna








Il territorio

Il territorio dove viene prodotto il vino rosso sotto la denominazione di origine controllata Etna si trova chiaramente nella zona del famoso vulcano, che ad oggi è il più grande e il più attivo del nostro continente. Questa sua continua attività, di tipo fortunatamente non esplosivo, ma effusivo, riversa costantemente nuovo materiale in superficie, molto fertile, in quanto ricco di minerali e in particolare di silicio. Ma i minerali espulsi con una frequenza di due o tre anni sono numerosi e tutti molto utili al nutrimento delle piante. Questo tipo di nutrimento inoltre fornisce alle uve particolari aromi molto apprezzati, tanto che i vini dell'Etna sono famosi fin dall'antichità per le loro particolari caratteristiche organolettiche.

Il territorio dell'Etna è costantemente modificato dell'attività del vulcano cominciata in epoca preistorica con delle eruzioni esplosive per poi divenire delle eruzioni effusive, che oggi raramente spaventano la popolazione. La lava che ne fuoriesce è generalmente fluida, della tipologia viscosa baltica, che arriva fino ai piedi del vulcano rifornendo regolarmente il terreno che, di origine vulcanica, è di natura sabbiosa. Le testimonianze storiche e in particolare archeologiche attestano la coltivazione viticola nell'area già nel V secolo a.C. Nella zona sono state infatti rinvenute antiche monete dell'epoca raffiguranti dei grappoli e già nel III secolo a.C. il poeta Teocrito descriveva questi vini come antichi. Per questo dopo l'istituzione per legge delle denominazioni di origine controllata risalenti agli anni 60 del Novecento, questa zona fu tra le prime ad avvalersi della protezione della legge. Ritornando all'antichità, un notevole impulso alla coltivazione, praticata probabilmente già nel III millennio a.C., fu dato dai coloni greci che sbarcarono sull'isola attorno al VII secolo a.C.

Ad essi infatti dobbiamo non solo l'introduzione di importanti varietà dalla madrepatria, ma anche le prime tecniche di allevamento e selezione che hanno fatto della vite una delle piante più importanti della storia. Il sistema dell'alberello è appunto di origine greca, e tuttora utilizzato nel sud Italia. Con l'introduzione di questo sistema di allevamento i Greci portarono la vite, prima strisciante al suolo, verso l'alto, facendola espandere in senso verticale per ottenere risultati qualitativi e quantitativi, nettamente migliori.

etna rosso

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Le uve utilizzate

La denominazione di origine Etna rosso è disciplinata dalla legge che detta quali sono i vitigni da utilizzare per produrre il vino e in quali percentuali. Naturalmente questi vitigni sono quelli autoctoni della zone, il Nerello Mascalese e il Nerello Mantellato, che si chiama anche Nerello Cappuccino. La famiglia dei Nerelli in altre zone vengono in genere usati per tagliare altre uve ma qui, grazie alla natura vulcanica del suolo, riescono a fornire vini di grandissimo pregio, con gusti ed aromi di grande spessore.

Tra le varie specie, il Nerello Mascalese è quello più coltivato. La sua maturazione è tardiva e una volta trasformato in vino, può essere utilizzato per invecchiamenti a lungo termine. I suoi terreni preferiti sono quelli sabbiosi del vulcano, dove assorbono i numerosi minerali.

Il grappolo si presenta con acini chiari, rossi. Ha molte variazioni qualitative in base all'annata, e questo crea uno svantaggio nelle produzioni.

Le origini di questa famiglia di vitigni viene rintracciata nel VII secolo a.C. quando i Greci fondarono Catania, Messina, Masscali e Naxos. Questi portarono con loro numerose talee di vite, tra cui probabilmente vi era anche il Nerello, ma non può essere escluso che il vitigno fosse già parte del patrimonio italiano.

Naturalmente, una volta che i Romani conquistarono l'isola siciliana con la prima guerra punica, il Nerello iniziò il suo periodo d'oro, così come tutto il vino nell'impero, che divenne tra i primi prodotti commerciali globali.

I Romani trasformarono il vino in un prodotto di prestigio nelle sue produzioni migliori, pur mantenendo del vino da mescita per il popolo, e alcuni dei vini siciliani divennero molto apprezzati e costosi.

È il caso del “Tauromenitanum” e del “Mamertinum” di Messina o del “Catiniensis” e del'Adrumenitanum” della zona dell'Etna, che vennero offerti durante le celebrazioni per le vittorie di Cesare in Gallia.

L'altra varietà, il Nerello Cappuccino si presenta con la forma a cappuccio che conferisce anche il nome. A subito delle forti riduzioni nelle coltivazioni tanto da rischiare di scomparire, a discapito del suo fratello Mascalese, migliore. Il Cappuccino è oramai confinato a qualche ettaro in provincia di Messina e Catania e in Calabria. Ha una buona vigoria e matura in tempi medi. Presenta grappoli e acini mediamente grandi, sferici e pruinosi.


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etna: La denominazione di origine

L'Etna DOC è la prima denominazione di origine siciliana e fu approvata nel lontano 1968. sotto questa denominazione vengono prodotti anche vini bianchi e rosati e coinvolge alcuni comuni della provincia di Catania. Per produrre il vino sotto la denominazione Etna DOC, i viticoltori devono usare l'80% di Nerello Mascalese e il 20% di Nerello Cappuccino, ma il disciplinare prevede anche l'utilizzo “teorico” di un 10% di vitigni bianchi non aromatici della regione. Le uve non possono superare le 9 tonnellate per ettaro di resa, e una volta trasformato in vino, il grado alcolico deve essere almeno di 12% vol.

i vini sono rubino, e quando invecchiano iniziano a colorarsi di granata. Sono vini profumati e vinosi, ai frutti di bosco e spezie ma anche con complesse strutture e con un palato secco e caldo, pieno.

Le carni rosse sono naturalmente l'abbinamento ideale.



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