canavese








Il territorio

Il territorio dove si svolge la coltivazione delle uve e la loro vinificazione sotto la denominazione di origine Canavese fa parte di una serie di colline moreniche che si distendono nei dintorni del lago di Candia, distante dal capoluogo regionale Torino circa una 40 chilometri. L'area dal punto di vista sia geologico che viticolo, si distingue in Alto Canavese, Basso Canavese ed Eporediese. La prima zona viene identificata come quella che circonda le varie valli tra le colline, mentre il Basso Canavese viene indicato come l'area più vicina al capoluogo di regione Torino. L'Eporediese invece viene identificato nel comune di Ivrea.

La natura del territorio è morenica, con una costante umidità del terreno dovuta in gran parte al tipico clima piemontese che in questa zona vede gelate per 55 giorni l'anno e temperature medie di 12°C annuali. Questo, unito alle caratteristiche e frequenti giornate nebbiose del Piemonte, fa si che il terreno rimanga costantemente umido, nonostante le nevicate non siano frequenti. Altra caratteristica che rende i terreni costantemente umidi sono le piogge improvvise e frequenti della zona in estate mentre in primavera ed in autunno queste sono comunque sempre presenti. In estate comunque il clima è caldo. Le uve coltivate quindi devono avere una predisposizione all'umidità e alle muffa, con una forte resistenza a queste avversità e al freddo. Da queste uve vengono prodotti vini di buona qualità, seppur non eccelsi, in quanto qui l'eccellenza, rappresentata dall'Erbaluce di Caluso, viene vinificata sotto una propria denominazione di origine seppur sempre del Canavese.

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L'uva del Canavese

canaveseL'uva principe del Canavese è l'Erbaluce, che viene generalmente vinificato puro per la fermentazione di vini tranquilli e la spumantizzazione. Si tratta di un vitigno autoctono e molto antico della regione, tanto da essere presente anche in epoca romana con il nome di Alba Lux. La sua origine, seppur ipotizzata nella regione, potrebbe anche essere diversa seppur italiana. Alcuni reputano infatti l'Erbaluce un clone del Fiano adattatosi al clima rigido piemontese e introdotto nell'area proprio dai Romani nella loro espansione in quella che una volta veniva definita l'Italia Cisalpina, occupata dai Celti.

Questa ipotesi è però contrastata sia dalla predisposizione al clima che da alcune descrizioni però posteriori datate ai primi del 1600 ad opera di Giovan Battista Croce, che fu gioielliere del Duca Carlo Emanuele I di Savoia, e scrittore di vini. Egli scrisse il libro “Della eccellenza e diversità dei vini che sulla montagna di Torino si fanno e del modo di farli” in cui reputa l'Erbaluce originario della zona prealpina della regione.

Per quel che riguarda l'etimologia della parola Erbaluce, questa non viene in aiuto degli ampelografici in quando indica la particolare colorazione delle bacche, lucenti con riflessi rosa e caldi che arrivano all'ambra in concomitanza con l'esposizione solare quando arriva l'autunno.

L'Erbaluce è un'uva con elevata acidità, per cui si presta molto bene alla spumantizzazione con una buona produzione di vini mossi eleganti dal naso leggero e abbastanza fine. La bocca risulta ben equilibrata in acidità e freschezza. Nonostante l'acidita, con l'Erbaluce vengono prodotti anche interessanti vini passiti e/o liquorosi, grazie all'appassimento in fruttaio. Nei vini fermi generici il profumo resta leggero e delicato, con un buon corpo ed eleganti aromi.


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canavese: La denominazione di origine Canavese DOC bianco

canavese La denominazione di origine controllata Canavese venne autorizzata il 12 settembre 1995 con un classico decreto ministeriale con cui si dava luogo alla produzione di vini rossi, rosati e bianchi. Nella produzione sono inclusi anche gli spumanti. L'area è molto vasta tanto che si contano più di cento comuni autorizzati quasi tutti in provincia di Torino. Vi sono anche quasi dieci comuni sparsi tra le province di Biella e Vercelli.

Come detto l'intera base ampelografica della denominazione è rappresentata esclusivamente dall'Erbaluce, che deve avere rese massime di 120 quintali per ettaro. I vini fermi devono garantire gradazioni alcoliche minime di 9,5% vol e gli spumanti 9,0% vol.

I vitigni autorizzati devono giacere, secondo il disciplinare, in buona esposizione su colline moreniche a quote superiori ai 200 metri di quota ed inferiori ai 600 metri. Tutta la regione può comunque imbottigliare e spumantizzare il vino.

I vini fermi sono paglierini con un bel naso fruttato e profondo. Il palato richiama il naso ed è secco. È un buon vino per gli antipasti, i formaggi morbidi, i pesci in carpione.

Gli Spumanti hanno spume leggere ma rapidamente evanescenti, sempre di colore paglierino. Al naso presenta aromi delicati con presenza di frutta bianca. Il palato può essere da brut ad extradry e servire sia gli aperitivi che i frutti di mare in antipasto.

Il Canavese bianco vede comunque tantissimi produttori impiegati nella vinificazione e nella spumantizzazione, data la vastità del territorio autorizzato alla produzione.



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