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La zona vinicola

L'area vinicola che interessa la produzione del Montecarlo DOC bianco riguarda una porzione di territorio molto limitato nella provincia di Lucca che vide le prime coltivazioni già in epoca romana.

Una prima testimonianza scritta però risale al basso Medioevo. Quando dei documenti contabili sulle rendite delle uve, importante prodotto dell'epoca utilizzato anche per il pagamento delle imposte, in cui veniva indicata la tecnica di lavorazione, anche se molto rudimentale per l'epoca, in cui erano previste tre pigiature prima della svinatura. Questo documento, originario di San Piero in Campo, è molto importante per stabilire il radicamento della lavorazione del vino nella zona, radicamento che era già sviluppato per l'epoca.

In pieno Medioevo il vino assunse ancora maggiore importanza, e la sua coltivazione fu favorita anche da vari disboscamenti nell'area che liberarono terre da coltivare. Montecarlo così iniziò una grande tradizione enologica che oggi si presenta con una buona qualità. Faceva parte della antica via del vino romana, e poi successivamente mantenne un ottimo traffico commerciale tra le varie città toscane. Altri documenti storici attestano al 1371 la commercializzazione del Trebbiano, e così l'area iniziò a produrre anche vini bianchi. Il vino arrivò anche alla corte dei Papi, ma solo negli ultimi 20 anni il Montecarlo ha riassunto un ruolo importante nell'enologia italiana.

Il vino a Montecarlo dunque è stato tra i più reputati per molti secoli, per poi declinare e tornare in auge negli ultimi 30 anni. I vini bianchi di Montecarlo, fatti con il Trebbiano ed altri uvaggi, furono presenti in molte corti italiane fino a che il Gran Ducato di Toscana rimase in piedi.

Personaggio di primo piano nella rinascita del Montecarlo bianco fu Giulio Magnani che si dedicò al miglioramento della qualità sperimentando numerosi assemblaggi anche con varietà importate, in particolare dalla Francia dove viaggiò molto. Il Trebbiano così oggi è ammorbidito e tagliato con numerosi vitigni. Anche le varietà importate comunque oggi hanno subito delle piccole mutazioni di adattamento al territorio.

Questo è in parte collocato sulle Colline Lucchesi, che geologicamente sono costituite da diversi strati che vedono rocce vaporitiche profonde in funzione di basamento e aree calcaree e gessose poggiate su di esse. Anche la superficie è calcarea, ma qui si mescola al silicio e alla marna di origini vulcaniche, quando la zona era interessata da fenomeni eruttivi. Una volta estinti questi fenomeni le alluvioni hanno creato ancora delle stratificazioni di arenaria e torba.

Il clima risente dell'influenza marina che riesce ad arrivare fino in collina con venti salmastri. Questo contribuisce anche a mitigare gli inverni.

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Il Montecarlo DOC bianco

Per i vini bianchi vengono infatti utilizzate le uve del Trebbiano toscano, del Sémillon, del Sauvignon, del Pinot grigio, del Pinot bianco, del Vermentino e del Roussanne.

La denominazione di origine venne istituita con il decreto del 13 agosto 1969 e inizialmente riguardava solo i vini bianchi. Solo nel 1985 venne autorizzato anche il Montecarlo Rosso. La zona interessata coinvolge quattro comuni, Montecarlo, Capannori, Altopascio e Porcari, tutti della provincia di Lucca.

Il disciplinare autorizza la produzione delle tipologie monovarietali Vermentino, Sauvignon, Bianco e Vin Santo. Per la tipologia Bianco la base ampelografica deve contenere dal 30 al 60% di Trebbiano toscano, mentre le altre uve, congiuntamente, devono essere presenti dal 40 al 70%.

Per le rese massime i limiti sono fissati a 10 tonnellate per ettaro, escluso il monovitigno Vermentino che deve avere al massimo una resa di 9 tonnellate. Nella tipologia Vin Santo si può utilizzare la menzione Riserva.

I vini hanno colore paglierino tranne che nel Vin Santo dove i colori sono quelli dell'ambra e dell'oro. I profumi sono delicati con palato asciutto, tranne che per il Vin Santo logicamente. Qui si ha un vino più persistente, con bocca setosa e dolce.

Il Bianco e il Vermentino si abbinano agli antipasti di magro, alle minestre e al pesce delicato; il Sauvignon va con cibi più sapidi e aromatici, e il Vin Santo con i dessert e la pasticceria secca.


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montecarlo: I produttori

Tra i produttori spicca La Fattoria del Buonamico con un Montecarlo dolce giallo ambra. Il naso profuma di pesche, albicocche, pesche e fichi secchi, su un fondo di miele ed erbe di campo. La chiusura del palato è affumicata. Per la crema catalana e la pasticceria in generale.

La Fattoria del Teso ha un Vin Santo ambrato dove gli aromi sono di uva sultanina, datteri e miele. Il palato è dotato in alcol, fresco e lungo, perfetto per la meditazione. Produce anche il Bianco, sempre con profumi di albicocca associati ai fiori di iris, con fondi di timo e salvia. La bocca morbida va associata agli spaghetti alle cozze.

Infine La Fattoria La Torre con il suo Bianco paglierino venato di verde. Il profumo è ai frutti bianchi, albicocca in particolare, e agrumi. La bocca risulta fresca e briosa, di buona struttura, ottima per le seppie ripiene.



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